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Prestazione occasionale fino a 5000 euro: come funziona

Le prestazioni occasionali sono un valido strumento per chi sta cercando di intraprendere una determinata attività o professione ma, essendo agli inizi, non ha ancora ricavato grossi guadagni oppure sta ancora tastando il terreno.
E’ un contratto, quello di prestazione occasionale, che va a inglobare più tipologie di lavoratori, accumunati dal fatto di non avere aperto una partita IVA e di svolgere prestazioni di lavoro che, appunto, non sono caratterizzate da continuità ma da sporadicità.
A quando risale la disciplina che lo va a regolamentare? Leggiamo sul sito INPS:
“La disciplina delle prestazioni di lavoro occasionale è stata introdotta dall’articolo 54 bis, legge 21 giugno 2017, n.96 di conversione del decreto-legge 24 aprile 2017, n.50”.
Successivamente, con il Decreto dignità (decreto-legge n.87 del 12 luglio 2018) sono state introdotte ulteriori modifiche e novità riguardo il settore del turismo e delle attività legate all’agricoltura, chiarite anche dalla circolare INPS n.103 del 17 ottobre 2018. Come abbiamo visto, la prestazione occasionale ha una disciplina che va a regolamentare il suo utilizzo. E’ fondamentale in quanto va a determinare limiti e disposizioni che aiuteranno colui che ne usufruisce a muoversi meglio nel mondo del lavoro.
Vediamo prima di tutto chi sono, secondo il sito dell’INPS, coloro che ne possono fare uso:
“Il contratto di prestazione occasionale è rivolto a diverse categorie di utilizzatori, ognuno con propri limiti e caratteristiche peculiari: professionisti, lavoratori autonomi, imprenditori, associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata, imprese agricole, pubbliche amministrazioni, enti locali, aziende alberghiere e strutture ricettive del settore del turismo, onlus e associazioni che possono acquisire prestazioni di lavoro attraverso contratti di prestazione occasionale, per attività lavorative sporadiche e saltuarie, nel rispetto dei limiti economici previsti dalla norma”.
Quindi notiamo che la prestazione occasionale è caratterizzata dalla “sporadicità” e dalla “saltuarietà”. Oltre che dall’avere dei paletti economici ben precisi. Proprio perché è un tipo di lavoro che avviene a determinate condizioni e che non va a fornire uno stipendio mensile al lavoratore, la prestazione occasionale è caratterizzata da un tetto massimo di importo che si più raggiungere nell’arco di un anno.
Come viene specificato sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:
“Le prestazioni occasionali si caratterizzano, come per il lavoro accessorio abrogato dal 17 marzo 2017, per un limite economico ben preciso all’interno di un anno civile. Nel periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre di ogni anno, i contratti attivabili, per ogni singolo utilizzatore, non possono superare il valore complessivo di 5mila euro netti”.
Viene precisato anche che, il prestatore-utilizzatore, può sottoscrivere anche più contratti, e non uno solo, durante l’anno civile. Ma vale sempre la “regola” del non superare la soglia dei 5000 euro netti.
“Il limite economico scende a 2.500 euro annui per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore”.
Riguardo la soglia di importo massimo, ci sono delle eccezioni. In alcuni casi, elencati sempre sul sito del Ministero del Lavoro, si può arrivare fino a 6.666 euro netti l’anno. Cifra alquanto simbolica per gli appassionati di numerologia ma che, in ogni caso, lascia più respiro a coloro che possono accedervi. Stiamo parlando di:
pensionati;
studenti fino a 25 anni;
disoccupati e percettori di prestazioni di sostegno al reddito. C’è da sottolineare che le prestazioni occasioni non incidono sullo stato di disoccupazione del prestatore e i compensi sono esenti da imposizione fiscale.
Per quanto riguarda invece i diritti e la tutela, leggiamo sul sito del Ministero del Lavoro:
“Sul versante dei diritti e delle tutele, il prestatore ha diritto all’iscrizione alla Gestione Separata e all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Si applicano poi le disposizioni del D.lgs. 66/2003 in tema di riposi giornalieri, settimanali e le pause e quelle dell’arti. 3, comma 8 del Testo Unico sulla Sicurezza (D.lgs 81/2008)”. Gli utilizzatori delle prestazioni occasionali dovranno registrarsi sul sito dell’INPS in modo da alimentare il loro “portafoglio elettronico virtuale”. Specifica l’INPS:
“Le procedure di registrazione e di comunicazione dei dati relativi alla prestazione lavorativa possono essere svolte direttamente dagli utilizzatori e dai prestatori mediante il servizio online oppure tramite il contact center”.
In linea generale, bisognerebbe fornire all’INPS, massimo 60 minuti prima dell’inizio della prestazioni le seguenti informazioni:
dati del prestatore;
compenso;
luogo della prestazione;
durata;
tipologia;
settore.
Il prestatore potrà poi confermare queste informazioni entro tre giorni dall’avvenuta prestazione. Siamo ufficialmente interessati alla prestazione occasione e vogliamo utilizzarla per varie occasioni lavorative che, per fortuna, ci stanno capitando. Come fare dunque?
Dovrete rilasciare una ricevuta al vostro committente/datore di lavoro occasionale. Riportando la cifra percepita, la data, i vostri dati e quelli del committente.
Importante precisazione, va inserito sia l’importo lordo sia quello al netto, considerata anche la ritenuta d’acconto del 20%.
L’anno seguente poi il committente fornirà al prestatore la Certificazione Unica che andrà a raggruppare e a riassumere i redditi e le ritenute d’acconto percepite dall’utilizzatore in quel determinato anno e da quel committente. Se si superano i 5000 euro vuol dire che la prestazione da occasionale si sta tramutando in qualcosa di più concreto e continuativo. E’ dunque un buon segno.
Una volta superata queste mitiche “colonne d’Ercole” dei 5mila euro netti, l’utilizzatore dovrà obbligatoriamente iscriversi alla Gestione Separata INPS che comporterà un versamento contributivo all’INPS proporzionale ai propri guadagni. Che cos’è la Gestione Separata? Leggiamo la sua definizione proprio sul sito dell’INPS:
“La Gestione Separata è un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati e nasce con la L. 335/95 (art. 2, c. 26) di riforma del sistema pensionistico, anche nota come riforma Dini. Scopo della riforma pensionistica era, fra gli altri, quello di assicurare la tutela previdenziale a categorie di lavoratori fino ad allora escluse”.
Dunque sono stati inclusi soggetti come:
gli amministratori locali;
i lavoratori autonomi occasionali;
i prestatoti di lavoro occasionale accessorio;
gli assegni di ricerca;
gli associati in partecipazione.
Inoltre, superati i 5000 euro, si dovrà valutare, concretamente, di procedere con l’apertura della partita IVA. Se volete procedere con l’apertura della partita IVA dovrete recarvi dal vostro commercialista (o procurarvene uno) per valutare il da farsi.
In ogni caso, aprire una partita IVA vi consentirà di collocarvi meglio e in maniera più definita nel mondo del lavoro.
Tra i più convenienti del 2021, per chi è appunto all’inizio di un percorso lavorativo di questo tipo, c’è il regime forfettario che è un regime fiscale agevolato a cui possono accedere le persone fisiche che esercitano attività d’impresa, arti o professioni.
Introdotto con la Legge di Stabilità 2015 e poi modificato dalla Legge di Stabilità 2016 e dalle successive, il regime forfettario continua a convenire molto anche nel 2021. Possono accedervi coloro il cui reddito non supera i 65mila euro e le spese sostenute da loro per collaboratori o lavoratori dipendenti non superano i 20mila euro lordi annui. La sua caratteristica principale è che si calcolerà il reddito imponibile tramite al cosiddetto coefficiente di redditività (si esprime in percentuale e comprende sia la quota dei ricavi che va tassata sia quella esclusa da tassazione) che si applicherà ai ricavi.
Viene specificato sul sito dell’Agenzia delle Entrate:
“Al reddito imponibile si applica un’unica imposta, nella misura del 15%, sostitutiva di quelle ordinariamente previste (imposte sui redditi, addizionali regionale e comunale, Irap)”.
L’imposta sostitutiva scenderà al 5% per i primi 5 anni per coloro che:
non hanno svolto nei 3 anni precedenti attività di tipo artistico, imprenditoriale o professionale;
non continuano a svolgere, con questa nuova modalità, un tipo di attività che si svolgeva in precedenza come lavoratore dipendente o autonomo. Alcuni fanno spesso confusione tra prestazione occasionale e Libretto di famiglia. Quest’ultimo viene utilizzato da coloro che svolgono mansioni come piccoli lavori domestici o, ad esempio, legate al giardinaggio.
Ecco come viene approfondito l’argomento sul sito del Ministero del Lavoro:
“Il Libretto famiglia nasce per affrontare le esigenze quotidiane, estranee all’esercizio dell’attività professionale o d’impresa, e il suo acquisto è riservato alla persone fisiche”.
Invece, i contratti di prestazione occasionale possono essere utilizzati anche da microimprese che non abbiano più di 5 dipendenti a tempo indeterminato e dalle amministrazioni pubbliche possono avvalersi di tale possibilità. Anche se sono previsti dei vincoli che legano il loro utilizzo a determinate occasioni ed esigenze.
Chi riguarda dunque il Libretto di famiglia? Leggiamo sempre sul sito del Ministero del Lavoro:
“Nello specifico, riguarda i piccoli lavori domestici (giardinaggio, pulizia, manutenzione), l’assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità, l’insegnamento privato supplementare”.
In pratica, si tratta di un libretto che si acquista sul sito dell’INPS. E’ costituito da titoli di pagamento che corrispondono a 10 euro lordi (che diventano 8 euro netti). Colui che userà un titolo o più titoli del Libretto, dovrà comunicarlo all’INPS entro il giorno 3 del mese successivo alla prestazione svolta assieme ai suoi dati, il compenso percepito, il luogo, la durata e la tipologia di attività esercitata.