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I ritardi del fisco? Li pagano i contribuenti

La mancata proroga delle scadenze di pagamento costringerà i contribuenti italiani ad aggiungere, agli importi dovuti a titolo di saldo 2021 e di primo acconto 2022, uno 0,40% in più. L’obolo alle casse erariali consentirà di poter tranquillamente effettuare i pagamenti suddetti entro il 22.08.2022, nel bel mezzo delle ferie estive (per chi potrà farle). Una domanda sorge però spontanea. Perché i contribuenti devono pagare di più per i ritardi dell’Amministrazione Finanziaria?

La richiesta di una breve proroga dei versamenti senza la suddetta maggiorazione era stata formulata da più parti. Su di essa si era speso, fra gli altri, in uno dei suoi primi interventi ufficiali, il nuovo presidente dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Elbano De Nuccio.
La proroga era motivata dai molti ritardi con i quali l’Amministrazione Finanziaria ha messo a disposizione dei contribuenti, e dei professionisti che li assistono, molti degli strumenti tecnici necessari alla corretta predisposizione dei dichiarativi. In alcuni casi, a dire il vero, alcuni strumenti non sono ancora stati messi a disposizione.

Si pensi, tanto per fare un esempio concreto, alla classica mega circolare sugli oneri e le detrazioni d’imposta del modello Redditi. Non era mai successo che tale documento di prassi amministrativa non fosse disponibile, con un congruo anticipo, rispetto alla scadenza dei versamenti. Come se nulla fosse invece l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la prima parte del documento, il 7.07.2022, quando il termine dei versamenti senza maggiorazione era già spirato.
Ma a parte la mega circolare su visti di conformità, detrazioni e oneri deducibili, i ritardi del Fisco italico non si fermano qui. Vogliamo parlare dei famigerati ISA? La prima versione software è stata pubblicata sul sito dell’Agenzia delle Entrate il 3.05.2022. La relativa circolare esplicativa che illustra le nuove funzionalità del software “ILTuoISA” è uscita invece soltanto il 25.05.2022 (circolare n. 18/E). Il tutto in evidente e palese violazione dell’art. 3, c. 2, dello Statuto del Contribuente che impone il rispetto di un termine di almeno 60 giorni fra l’adozione dei provvedimenti fiscali, anche attuativi, e la scadenza degli adempimenti previsti a carico dei contribuenti.
Ma come se non bastassero già questi 2 elementi la necessità di una proroga era dovuta anche per il solo fatto che il Decreto Semplificazioni fiscali, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21.06.2022, contiene disposizioni fiscali che retroagiscono al 2021 e che, se non eliminate nell’iter di conversione in legge, potrebbero costringere i contribuenti a dover rifare i calcoli e rideterminare le imposte già versate.

Questi elementi e queste circostanze, come abbiamo visto, sono state oggetto di esplicita richiesta di proroga al Ministro dell’Economia e delle Finanze da parte dei vertici della categoria e dalle principali sigle sindacali. La richiesta, ed è una delle prime volte nella recente storia fiscale, non è stata ritenuta degna di accoglimento.
L’effetto di questo stato di cose ricadrà dunque direttamente sulle tasche dei contribuenti. Saranno loro a dover pagare i ritardi dell’Amministrazione Finanziaria maggiorando gli importo dovuti di uno 0,40%. Si tratta di un importo modesto che alla fine non fa differenza. È vero. Ma è il principio che è sbagliato.
Perché devono pagare i cittadini i ritardi dello Stato? È giusto? Io non credo.